Su 02blog.it: intervista su Italia De Profundis

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Gabriele Ferraresi è uno dei giornalisti più interessanti della leva che si è affacciata in questi ultimi anni. Alcuni suoi reportage surreali (come questo o questo) sono pezzi di pura letteratura. Non ho capito come mai ancora non si sia fatto avanti un editore per pubblicare una raccolta delle incredibili interviste di Ferraresi, tra le quali spiccano alcune imperdibili apparese su Cronaca Vera. Detto ciò, Ferraresi mi ha chiesto un’intervista su Italia De Profundis, da pubblicare su una specie di portale che non conoscevo: si chiama 02blog.it e, a mia detta, è interessantissimo. Ci si trovano dentro materiali sorprendenti. In ogni caso, l’intervista è stata realizzata. Eccone un assaggio e, in calce, il link alla versione integrale, per chi ne fosse interessato.

Intervista: Giuseppe Genna, Italia De Profundis, e il Paese che abbiamo disimparato ad amare
di GABRIELE FERRARESI
[da 02blog.it]
[…] Spesso in quello che scrivi – penso al Dies Irae, o anche ai tuoi noir di qualche anno fa, come Catrame – rientra il quartiere di Calvairate, che racconti come una personale Yoknapatawpha, e Italia De Profundis non fa eccezione. Che cosa non hai ancora raccontato di quell’aleph che si estende tra piazza Martini, viale Molise e piazza Insubria?
Calvairate, in IDP, fa la fine di “Giuseppe Genna”: finisce. Dalla morte di mio padre, e non per una mancata elaborazione del lutto, io non torno più nel mio quartiere di provenienza, questa specie di mostro architettonico e antropologico di cui, esattamente come “Giuseppe Genna”, desideravo liberarmi anche (ma non solo) per via letteraria. Potrei andare avanti anni a raccontare saghe di Calvairate – non ho ancora scritto nulla, in pratica, sulle vicende disumane o paraumane di quella zona. Davvero, come ogni zona metropolitana, è un labirinto di storie e io in realtà ho solo sfiorato i muri esterni del labirinto. Poiché però questo è il libro della fine, nel senso che da questo punto io non so dove vado con la scrittura (nemmeno so se vado), c’era da giungere al punto definitivo della disintossicazione personale, che è una delle prospettive a cui io guardo idiosincraticamente a quello che ho scritto. Rimangono scorie, ovviamente, ma esse non esigono più di passare attraverso il filtro letterario. In questo senso, ho iniziato ad aprire la crisi, come si diceva di Forlani o Fanfani ai tempi di immemorabili compagini governative […].

La versione integrale dell’intervista su Italia De Profundis

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