Uno dei piccoli monologhi, che vado a proporre per il nuovo mediometraggio di Federica Intelisano, la regista di “Ultima madre”, ovvero lo stupendo corto a cui ho collaborato con alcuni testi (nell’immagine sotto, un frame del film; info qui), è destinato ad abortire se stesso, venendo tagliato in fase di trattamento, pure condannato a muovere una scena: il confronto agghiacciato tra una ragazzina e un adulto. Il soggetto di questo mediometraggio coincide con un racconto che è appena stato pubblicato in “Parole ostili”, antologia curata da Loredana Lipperini ed edita dal Salone del Libro in collaborazione con Laterza (info qui). Per questo film, il cui titolo di lavoro è “Gli ultimi giorni dell’umanità”, sto cercando bandi e/o produttori, per cui, se interessate e nteressati a partecipare, vi prego di farvi avanti: parliamone. Intanto, ecco il piccolo monologo, che si intitola:
ESSERE CAPPUCCETTO ROSSO
“Sono passata attraverso il bosco, gli alberi sono maligni e le bestioline mi divoravano le caviglie. Ho in serbo per te il più dolce dei dolci, ma non ti dico dove lo nascondo: vieni a scoprirlo! Noi bambini siamo carne molle e fresca, al lupo piace lapparla, a noi fa comodo strusciarci contro le sue zanne sporche: credono tutti che siamo innocenti, noi bimbi! Come ci piace danzare davanti a un adulto, per strappargli le coccole di mano e la saliva dai baci, ancheggiamo un po’ tristi e subito ci cascano! Noi bambini siamo antibiotici, ci fa vomitare la vita, per questo passiamo ore rincretiniti davanti ai giocattoli, lo capisci?, a terra sul tappeto, stiamo lì senza fare un cazzo, davanti ai mattoncini per le costruzioni, stiamo lì ipnotizzati, così non sentiamo niente di niente, neanche la carezza molle e sudata dell’uomo di nostra madre! La vita è antibiotica! Dateci i farmaci per sopportare questo schifo! Vieni con me sulla Grande Cometa, paparino?”