Esce “Romanzo nero” (Mondadori): tutti i thriller in un unico libro

Scopro che da ieri è in tutte le librerie l’edizione completa e compatta di “Romanzo nero”, il titolo che ho dato all’insieme dei noir e thriller che ho firmato in un decennio, dal 1999 al 2009. Sono cinque titoli, presentati in un continuum: “Catrame”, “Nel nome di Ishmael”, “Gotha” (ho ripristinato il titolo originale, era stato pubblicato come “Non toccare la pelle del drago”), “Grande Madre Rossa” e “Le teste”. Il protagonista è sempre l’ispettore Guido Lopez, nome mutuato dall’erudito autore di una celebre guida storica su Milano. Lopez nasceva inizialmente come omaggio a mio padre e a mio zio, lettori appassionati del ciclo di Maigret, e per venerazione nei confronti di Simenon. Tuttavia non c’era alcun intendimento di imitare l’inimitabile, avendo tra l’altro preoccupazioni e ossessioni molto distanti da quelle che impulsavano il maestro belga. Mi interessava, così come mi interessa ancora, utilizzare la forma nera come traccia e percorso di una metafisica che si rendeva esplicita, sia pure in una forma teologica. Tale prospettiva andava in convergenza parallela rispetto alla storia politica e civile del nostro Paese, da Mattei a Moro a Tangentopoli, così pure come andava in convergenza parallela con il piano internazionale che l’intelligence sostanzia e presidia – non si comprende perché le convergenze parallele debbano essere tra *due* e non *tre* linee. L’idea era dunque di occupare e stravolgere un genere, quello nero, che al momento in cui iniziai l’intrapresa era considerato in Italia una serie cadetta rispetto alla letteratura, a parte le eccezionali eccedenze costituite dalle eccellenze, ovvero essenzialmente Sciascia, a cui proprio guardavo (insieme a Simenon e al grande siciliano, era tra l’altro lo Handke de “L’ambulante” a catturarmi lo sguardo). Era altrettanto evidente che questo genere, popolarissimo e bistrattatissimo dalla critica (ma non dalla teoria), sarebbe divenuto il dominus del *mercato* e il divoratore di ciò che un tempo fu detto “secondo binario” (detta rudimentalmente, il mainstream come primo binario e la qualità come secondo). Inoltre si giocava, in quel tempo, una partita che non in molti erano in grado di prevedere e cioè la questione della serialità come perno della percezione nel contemporaneo, il che sarebbe risultato effettivo nell’arco di un decennio, fino a oggi. In questo campo di forze, provenendo dalla scrittura poetica, in cui mi sono formato e non ho smesso di formarmi, tentavo di introdurre anche una questione formale, che verteva sullo stile, e che potrei tradurre in questo modo: come fosse possibile che la problematica formale venisse ridotta all’antagonismo tra paratassi (per esempio: Ellroy) contro ipotassi, anziché in termini di ritmica assoluta, cioè non soltanto accentuativa, ma anche immaginativa. Entro pochi anni qualunque opzione sullo stile sarebbe evaporata o si sarebbe ridotta non tanto a discussione di nicchia, ma addirittura ad azione di nicchia (chi oggi lavora stilisticamente?). Ponevo domande, insomma. Proponevo risposte? Questa è ancora una domanda. Ora quelle domande, che sono storie raccontate da me (da me?), sono compattate in un volume di 1452 pagine, che costa 17 euro, edito per Mondadori nel marchio dei tascabili, Oscar. Spero che interessino.

Orgoglio Mondadori: negli Oscar la nuova edizione di “Io Hitler” e l’intera pentalogia dell’ispettore Lopez in un unico volume

Notizie praticamente eccezionali sui libri del Genna a favore di lettrici e lettori: a marzo viene ripubblicato in nuova edizione da Mondadori negli Oscar il romanzo “Hitler”, che riacquisisce il titolo originale “Io Hitler”; a luglio, e questo per me è appunto l’eccezionale, i cinque thriller noir con protagonista l’ispettore Guido Lopez saranno pubblicati in un unico volume, una sorta di Meridiano thrilling, un opus magnum della mia produzione di genere, una pentalogia che include “Catrame”, “Nel nome di Ishmael”, “Non toccare la pelle del drago” (che riacquisirà il titolo originale: “Gotha”), “Grande Madre Rossa” e “Le teste”. Ne sono entusiasta, è un onore e un orgoglio che mi fa il mio storico editore. Tutto ciò spinge potentemente alla stesura del nuovo romanzo, che è in corso e che da adesso accelera. Il ringraziamento non va soltanto agli Oscar Mondadori, ma coinvolge tutte le lettrici e tutti i lettori che, in qualche modo fedeli negli anni, hanno permesso questo risultato: davvero grazie, amiche amici.

“Grande Madre Rossa” negli Oscar Mondadori

96c1fb5127b737953b9877f2f81ba1ceA dodici anni dalla sua pubblicazione, Mondadori riedita negli Oscar “Grande Madre Rossa”, che costituì la mia fuoriuscita dall’apparenza del lavoro su thriller e spy story (la stesura della parte nera de “Le teste” era precedente). Vi si miscela l’arcaico e il novissimo. Un complotto più generale di quello che prende corpo in questa narrazione mi sarebbe stato francamente impensabile. A Milano, davanti al sempre attonito e azzerato ispettore Guido Lopez, esplode il Palazzo di Giustizia: collassa con una deflagrazione mai vista. Le intelligence vorticano in una Milano stravolta e sepolta dalla polvere di marmo che permane nel fall-out, mentre intervengono tutti gli attori che sarebbero in effetti intervenuti nel passaggio storico che da quel libro arriva a oggi: la bella borghesia, la McKinsey e i revisori che incisero nel corpo sociale la crisi economica e sociale, la modernizzazione del controllo militare e della privacy, il premierato, il fenomeno neoterroristico che si struttura come hacking di una nazione, il crollo dell’ideologia d’amore. Si culmina al Cimitero Monumentale: la città dei vivi si oppone a quella dei morti, ma non si sa chi siano i vivi e chi i morti. E’ la fine di tutti i simboli, con Ulrike Meinhof a fare da dea ctonia e genitrice del nuovo. Mi pare di ricordare che lo stile secco e superparatattico indispose certi critici. E’ tuttavia un romanzo a cui tengo moltissimo e di cui nel tempo certi lettori mi chiesero copie. Ora torna disponibile. Sono felice e ringrazio l’editore!
(PS. Sul sito è disponibile una zona con materiali collaterali, inediti e recensioni)

Una lettura personale di “Grande Madre Rossa”

gmr_piccAvendo pubblicato il booktrailer dell’edizione Segretissimo Mondadori di Grande Madre Rossa anche su Facebook, esso è stato variamente commentato. Estraggo due commenti ai quali tengo: per rispondere e anche fare un po’ di chiarezza interiore, senza alcuna pretesa di autocommentare un mio testo – soltanto chiarire cos’è per me il libro in questione. Lo sguardo che lancio non è sull’esito testuale, sulla riuscita effettiva del libro, sulla sua letterarietà. E’ semplicemente una prospettiva intima, estranea alle logiche del successo e della valutazione. Mi serve scrivere, per meditare.

Vanja Farinovskij mi scrive: “Credo fosse il libro che mi mancava per comprendere quello che è stato il tuo ‘abbandono’ del genere noir, se così si può definire”.

Luca Giudici mi scrive: “Mi piacerebbe sapere cosa pensi tu, Giuseppe, di GMR. Io lo avevo letto quando è uscito e, rispetto a ‘Ishmael’ bè … devo dire che mi erano nate molte perplessità (forse un progetto troppo inattuale, in quel momento). E’ interessante quello che dice Vanja: GMR è fondamentale non tanto in sé, quanto per capire a posteriori lo sviluppo della tua scrittura.”

Compio due generi di precisazioni: una storica (il contesto in cui Grande Madre Rossa è nato) e uno interiore (in cosa si è trasformato e cosa volevo indagare attraverso la scrittura).
Grande Madre Rossa è il terzo “thriller” dopo Nel nome di Ishmael e Non toccare la pelle del drago (il quarto “nero”, considerando Catrame). Se Catrame era nato per omaggio a mio padre, amante dei Maigret di Simenon, che aveva riletto tutti più volte, ed era stato scritto (e si vede…) in quattro giorni, Nel nome di Ishmael era stata un’occasione offertami dal direttore generale di Mondadori, Gian Arturo Ferrari, che mi aveva chiesto quale libro volessi fare e me lo aveva fatto fare, fornendomi tutto il supporto emotivo e cognitivo di cui uno scrittore ai primi passi avrebbe bisogno in un mondo ideale – cosa di cui sarò per sempre grato a Ferrari, che è in pratica il padre putativo del romanzo, non quanto a trama e sviluppo, ma certamente quanto a valutazione, editing e strategia. Continua a leggere “Una lettura personale di “Grande Madre Rossa””

“Grande Madre Rossa” booktrailer

Prima che un’assurda forma virale non australiana, ma italianissima e fascistissima, mi prostrasse e continuasse a prostrarmi, rendendomi letteralmente Miserabile senza infingimenti, avevo preparato un booktrailer per l’edizione Segretissimo Mondadori di Grande Madre Rossa (euro 3.90; in edicola fino a fine mese). La miserabilità indotta al sottoscritto, che permane inalterata nel momento in cui debolmente sto digitando, ha fatto sì che ritardassi la messa on line. Ecco, dunque il trailer del libro. Sotto la finestra video, gli elementi da cui è composto:

– nelle immagini, un montaggio di stralci di filmati d’epoca sulla Baader-Meinhof, immagini dalla serie dedicata a Ulrike Meinhof e i suoi compagni di lotta armata da Gerhard Richter, foto di detenzione e morte degli appartenenti RAF, simulazione video e 3D di attentato a Milano, ricostruzione di un’esplosione nucleare in 3D, video di normale esistenza milanese, video dell’esplosione atomica nell’atollo di Bikini, distorsione video dell’impatto del primo Boeing contro la Torre Sud del WTC a New York l’11/9/2001, effetto video su foto del Palazzo di Giustizia a Milano, effetto video sul Miserabile Scrittore;
– la colonna sonora è costituita da un campionamento del loop iniziale di Al centro della fiamma dei Subsonica (dall’album L’eclisse), lettura del sottoscritto dall’incipit di Grande Madre Rossa, reprise del loop dai Subsonica;
– i testi a video sono gli exergo di Grande Madre Rossa e apoftegmi estranei al libro.

La domanda finale di GRANDE MADRE ROSSA

gmr_segretissimo_miniOnoratissimo dell’uscita di Grande Madre Rossa in nuova edizione, in edicola a 3.90 euro, nella collana Segretissimo di Mondadori guidata dall’impagabile Sergio Altieri, riproduco qui il capitolo semifinale del libro, che non fa spoiler né rovina la suspence, la quale suspence è peraltro uno degli obbiettivi polemici dello pseudothriller. Mi importa la domanda finale: nel capitolo semifinale è posta proprio la domanda finale, che avrebbe sortito sviluppi in seguito, ne L’anno luce, in Dies Irae, in Italia De Profundis.
Questa domanda finale, che sembra avere mosso un racconto apparentemente autoreferenziale, è tutto fuorché autoreferenziale.
Buona lettura agli interessati Miserabili aficionados, con inchino di gratitudine da parte del Miserabile sottoscritto.


da GRANDE MADRE ROSSA

E’ sempre Milano, tuttavia è differente.
E’ l’Italia, non è l’Italia precedente.
Tutto tornerà come prima. Calma. Tutto sarà come prima. Le stesse azioni, gli stessi personaggi. Quello a cui eravamo abituati. Bisogna coltivare le abitudini. Bisogna nutrirsene. L’abitudine, questo mercato segreto, è l’alimento, è il motore energetico. L’abitudine, la chiave del segreto in mano agli stolidi che l’hanno scoperta, che sentono di detenere il segreto.
Questo mondo che reinizia di continuo. Guardalo. Nutritene. Continua a leggere “La domanda finale di GRANDE MADRE ROSSA”

Torna in edicola GRANDE MADRE ROSSA

gmr_segretissimo_miniNell’allucinante situazione distributiva in cui versano i miei libri (si trova pochissimo in giro: a questo verrà data soluzione a breve e progressivamente), sono onorato che Grande Madre Rossa, il penultimo pseudo-thriller prima del definitivo Le teste (che verrà prossimamente pubblicato da Mondadori) trovi una collocazione in edicola da lunedì 6 e per un mese a euro 3.90, nell’amatissima collana Segretissimo, curata da Sergio Altieri. Sono in clamoroso ritardo nel fornire elementi e materiali al blog ufficiale di Segretissimo, per cui fornisco una rivisitazione del sito che montai intorno a GMR (a cui manca il sonoro e un link ai materiali per via di successive migrazioni di server), una versione grande della splendida copertina che si mangia quella dell’edizione originale, e – qui a seguire – un estratto dal libro mai pubblicato on line prima.

da GRANDE MADRE ROSSA

“Il vero nome dell’uomo è: liberazione
Ramana Maharshi

“Punto di vista e movimento si escludono l’un l’altro.
Come dice Jackson dei Black Panthers: ‘Connections, connections, connections’ – dunque movimento, interazione, comunicazione, coordinazione, combattere insieme. Strategia”
Ulrike Meinhof, ultima lettera prima di essere uccisa, 13 aprile 1976

Notte.
Milano è spirituale, quasi.
L’elettricità illumina soltanto alcune zone: si passa dalle tenebre fitte alla luce e ancora alle tenebre.
La polvere bianca di marmo sui cementi, sugli asfalti: illumina anche nel buio.
Ora che è notte, è possibile in alcune zone girare liberi in auto, indisturbati.
Nelle arterie principali, anche a questa ora, il traffico in uscita da Milano è intenso.
Guido Lopez naviga come una bolla in un liquido viscoso: vede tutta la città.
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Funerali, Papa

papagmr.jpg[Questo è un capitolo di Grande Madre Rossa, il mio ultimo romanzo edito da Mondadori. Si tengono i funerali di Stato in Duomo, a Milano, per le 1.087 vittime di un attentato al Palazzo di Giustizia. Ai funerali appare il Papa, vecchio, parkinsoniano. Poi, una serie di omaggi alle vittime. I ruoli, oggi, potrebbero essere invertiti, ma solo apparentemente. L’esito finale è comunque identico. gg]

I funerali di Stato a Milano.
La mattina è umida, polvere di pioggia, il grigio cupo.
Il Duomo è squallido.
Sono quasi le nove e mezzo, la celebrazione sta per avere inizio.
Piazza del Duomo: una folla compatta, silenziosa, ombrelli aperti, non molti, il selciato è umido e scivoloso.
Ventimila persone circa.
Hanno dovuto superare, dalle sei del mattino, i controlli del cordone di sicurezza: una per una perquisite.
La piazza è un tappeto umano di teste, vista dalle guglie della cattedrale.
In chiesa, non c’è nessuno.

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Il capitolo fantasma di Grande Madre Rossa

Il commento meno azzeccato su GMR l’ha formulato un mio amico, il quale mi ha detto: “Non è il tuo libro migliore, si vede che ti hanno massacrato, ti hanno tagliato, le tue accelerazioni non decollano”. Tutto sbagliato. Grande Madre Rossa era ancora più striminzito e balbettante, intere pagine sembravano graficamente un lungo irritante e smilzo poema, e la visionarietà non si sfogava mai. L’editore è intervenuto affinché io aggiungessi e non perché togliessi.
Si sa: le contratture non vendono.
Comunque, in effetti, qualcosa da GMR è stato tolto. E lo è stato senza che l’editore se ne rendesse conto anche se, in un certo senso, l’editore stesso me lo ha imposto. Accadde tutto in una telefonata del 22 dicembre 2003. Enunciai, in quella telefonata, quale era il terzo finale che avevo in mente per questo romanzo che, di finali, non ne ha. “E’ troppo”, venne detto. Acconsentii: quando è troppo, è troppo.
Pubblico perciò questo capitolo fantasma, che dovrebbe mutare completamente la percezione di GMR da parte di chi l’ha letto, mentre non rivela alcunché a chi non ha letto né ha intenzione di leggere il libro che, sia detto così, per puro gesto estetico, è il libro che, dopo Assalto a un tempo devastato e vile, mi ha più soddisfatto (il che non significa che sia il migliore).

IL CAPITOLO FANTASMA DI GRANDE MADRE ROSSA

Perché il San Raffaele?
Sempre il San Raffaele. Un via vai dal San Raffaele al San Raffaele.
La creatura bassa, i sottotetti incendiabili, dell’ospedale San Raffaele: la clinica pubblica e privata, erta sui bastioni che erano stati nuda proprietà del premier, donati al prete della medicina, l’uomo che condusse Castro dal Papa e viceversa.
Il prete indagato.
Il prete che odia la donna ministro della Salute.
Il prete che vive con le donne nella sua comunità.
Quel prete mutò il paesaggio. Il premier non era premier, non era il primo, non c’erano i pari, eppure prese a cuore la partita.
Partecipò con la donazione di Costantino.
Nudi terreni neri e fradici d’acque, fuori Milano la Seconda, verso Segrate, donati, prepagati, rilottizzati.
E il prete disse: qui sorga l’aiuto, qui si installi la terapia.
E la terapia sorse.
Il San Raffaele fu costruito esterno, trionfante.
Oggi è anche l’università.
Il gotha ci insegna, il gotha ci apprende.
Il filosofo di Venezia che disse che il Papa deve smetterla: sta lì. La moglie del premier, ha detto il premier, lo ama, è la sua amante.
Ci insegna il filosofo vecchio, che si identifica con Aristotile.
Ci insegna il grande manager che commissaria tutto, che ha in casa sua, con le pantofole, prestigiosi Richter&Melotti.
Ci insegnano tutti.
Accanto, muoiono.
Le stanze sono pulite e dimostrabili. Le stanze sono l’Era del Disgelo, dopo glaciazioni che sembravano perenni.
Molti i tecnici di laboratorio.
Molte le scorie.
Dalla Gobba con la metro è un attimo, esiste il bus.
C’è una Guzzi parcheggiata fuori, lì.
Un enorme poster all’entrata.
Il prete mutò il paesaggio perché dalla sua casa il San Raffaele rovinava l’orizzonte, e si alzò un pontile.
Sotto il pontile ardono i fuochi freddi di spettri detti barboni, commentano il Milan e anche Zaccheroni, e bruciano fogli della Gazzetta.
Trasudano lo sporco dai pori immensi. Puzzano.
Tramano nell’ombra.
Il prete trama alla luce la luminosa ragnatela. Al centro della tela non è nessuno e nemmeno un filo della bava concrezionata.
E’ vuoto.
Margaret Leicester Savioli è qui giunta a recuperare scorie. Grande Madre Rossa ha ordito il piano con efficacia che assomma decennii. Ha appreso i gradi della pazienza sfinita. Ha corroborato le ipotesi soltanto dopo che la fine fu consumata.
E l’Italia arde, arde, trasuda sporco dagli immensi pori dei suoi vulcani. Che sono ovunque, ora.
Dov’è il presidente della repubblica?
Dov’è il premier?
Il premier è in sala operatoria.
Attende nell’incoscienza che l’ordigno, l’ultimo, che viene dopo la fine, sia installato. Attende i precursori della fine, dopo la fine.
Osservate il suo corpo orizzontale sotto il sudario.
L’anestesista pilota le sue turbe.
Le macchine distillano epidurale.
I denti sono separati da dighe artificiali. Irrompono le scosse, il sistema è neurovegetativo.
Non è coma.
Voi non potete capire quanto io ho sentito i maestri accanto a me mentre ero in anestesia, totale.
Non si vede né sa di esserci.
Il coma è bello, questo no.
E’ nell’incoscienza e non è morto.
Vive senza saperlo.
Attorno a lui tutti si muovono: fanno il suo bene.
Il primario di urologia è stato reclutato quattro anni addietro. Lo hanno avvicinato ed era uno dei responsabili del servizio d’ordine, al tempo. Sta lì. Non è vero, ma non importa.
Tutto si inventa, siamo al penultimo passo.
Assaggia il filo mentre cuce.
Il tumore era in atto e tramava dal suo centro vuoto.
La prostata, eccola, viene schiacciata.
Dove sono gli altri?
Dov’è il presidente della repubblica?
La prostata non è vista perché cuce, e mentre cuce viene schiacciata, e le cellule iniziano a fluire nella linfa e dentro il sangue.
Esplode.
Si risveglia dalla totale imbambolato.
L’Italia esiste ancora, nonostante egli fosse in sonno.
Ecco il sollievo.
Si ricomincia.
Non è mai finita.
La fine non esiste.
E mentre si muove, si muove il sangue e a impulsi netti e forti viene fatta defluire la linfa.
Le cellule nere sono impazzite. Silenziosamente esplodono nel corpo.
Fanno rete.
Fanno network.
Questo è necessario fare: connessioni, connessioni, connessioni.
E’ un network nero e segreto, di cui si osserveranno tra tanto tempo gli esiti. Tanto?
E, satelliti impazziti, una galassia in espansione assoluta, meteoriti oscuri in velocità a impatto multiplo e letale, esse si spostano alla velocità dei suoni e delle luci. Essi, bui, si schiantano luminosamente contro i tessuti.
Li attaccano.
Si attaccano.
Si abbarbabicano.
Preparano il crollo.
Essi sono i dominatori dell’Universo.
Demoni che si avvertono con febbricole e ascessi. Cose strane. Svisamenti di percezione. Vertigini. Acufemi. Crediti di energia. Tremiti. Sinusoidi della linfa. Impulsi che scattano.
La prostata schiacciata è il cratere, è ground zero.
Il corpo crolla.
Egli sorride dopo la fine dell’Italia: guardate, siamo all’inizio.
E’, questo, un nuovo inizio.
Per tutti noi.
Per tutti voi.
Per me che sono io.
E intanto le esplosioni a catena nel silenzio avvengono, è un nuovo inizio, questo.
E’ iniziata la metamorfosi.

GMR recensito su Il Messaggero

GMR_coverbig-thumb2.gifUn boato a Milano
Esplode il palazzo di giustizia

di RENATO MINORE
messaggero.gifUn undici settembre milanese, esplode il Palazzo di Giustizia, più di mille morti e qualcuno pensa anche di usare le scorie nucleari. L’occhio caldo e appassionato e la voce onnisciente accompagnano la mostruosa deflagrazione, scena primaria e apocalittica, grande incipit da vero scrittore del romanzo di Giuseppe Genna Grande Madre Rossa. Le indagini sono prima orientate sulla pista islamica e, poi, deviate verso la misteriosa consistenza di un’organizzazione, o setta segreta, che vuole, con la distruzione totale, rigenerare il mondo partendo dalle cose di casa nostra e stringendo in un cappio la memoria basculante e intermittente di medaglioni di famiglia, da Marx alla Meinhof.
Indaga l’ambiguo Guido Lopez, vecchia volpe dei romanzi di Genna. Deve recuperare un misterioso schedario che cela le nefandezze italiane di ieri e di oggi. Usa metodi inconsueti: anche una versione singolare de I Ching, con auratiche bottiglie fatte a pezzi. Il ritmo spezzato e incalzante, paratattico e avvolgente dei capitoli, come una lava continua che avvolge la continuità della storia, è la scrittura che meglio sorregge la percezione paranoica di un immenso complotto che inghiotte se stesso. Genna scardina la frontiera dei generi ampiamente usati e combinati, il noir, la spy story, la fantascienza per tentare un nuovo capitolo di una controstoria nostrana, alimentata da una realtà putrescente che diventa «finzione letteraria al cento per cento». Una via che non ha altri esempi di tale vigore espressionistico e visionario nella nostra narrativa più giovane.

‘Grande Madre Rossa’

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GRANDE MADRE ROSSA
Mondadori – Strade Blu
€ 15.00
2004

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Quello che tutti in Italia si attendono, dopo il crollo delle Torri Gemelle a New York e le stragi di Madrid, accade. E’ un pomeriggio gelido, a Milano, quando un sisma impressionante scuote la città più nera d’Italia: è esploso e crollato il Palazzo di Giustizia. Sotto le macerie, centinaia di morti e una bomba ancora innescata: è lo Schedario, la raccolta dei documenti riservati delle inchieste più delicate e ancora ignote al pubblico, a cui lavorano i magistrati milanesi, un archivio di dossier in grado di fare saltare ogni istituzione. Mentre Milano è avvolta da una nube persistente di polvere di marmo – residuo dell’esplosione -, militari, corpi dell’antiterrorismo e intelligence di ogni Paese lavorano per ricostruire la trama criminale che ha prodotto l’eccidio più devastante nella storia europea del Dopoguerra. E, come accaduto nelle ore seguite all’attacco terroristico al Pentagono e al World Trade Center, così come dopo le bombe di Madrid, le indagini avvengono in una adrenalinica, frenetica lotta contro il tempo. La mobilitazione di servizi segreti e task force è impressionante: si punta ovviamente sulla pista islamica. Ma la verità è ben lontana da ciò che sembra.
L’ispettore Guido Lopez – già protagonista dei thriller Catrame, Nel nome di Ishmael e Non toccare la pelle del drago – organizza il recupero dei dossier sepolti nel cratere del Palazzo di Giustizia ed entra in un livello di indagine che, in un turbine di colpi di scena, costituisce l’accesso a una verità scandalosa: un labirinto di specchi in cui ogni segreto rimanda a ogni segreto, un helter skelter in cui la politica nazionale si confonde con la violenza planetaria, e i cui protagonisti sono quotidianamente sulla bocca di ogni cittadino europeo. Nel vortice dei tradimenti, delle rivelazioni sconcertanti, delle miserie umane e delle verità inconfessabili, l’ispettore Lopez connette tra loro elementi marginali, casualità e coincidenze, diretto al cuore di un buco nero che sta inghiottendo Milano, l’Italia e il continente – e che ha il nome di Grande Madre Rossa, l’inaudito progetto di dissoluzione di un’intera civiltà. Dal microscopico al macroscopico: è l’indagine iniziatica che compie Guido Lopez, e noi con lui, passando attraverso un inferno degno di Bosch e seguendo il filo rosso che conduce a una tomba priva di nome.
Thriller vorticoso e multilivello, Grande Madre Rossa è un proiettile fatto di suspence, sparato da Genna al cuore dei segreti di Stato, e ambientato in una Milano oscura e devastata, tutt’altro che fantascientifica, perché è la metropoli delle paure con cui chiunque sta facendo i conti in questo inizio di millennio.