Di come sia possibile la simile eruzione.
Di conato è la sostanza negra di immagini prive di voci. Di traslazioni.
Ciò che fu pesante è ora ricordato assai lieve, foglia di oro lavorato minuziosamente.
Di come sia vento mentale, inarginabile da mura crepate.
La Grande Muraglia erosa negli ultimi tempi per via dei grandi mutamenti urbanistici, climatici, continentali: farà riemergere i cadaveri sepolti in piedi nelle fondamenta?, tra tufo e tufo?, lo farà? Hanno atteso tanto che nessuno attendeva – o “mai più” così dolce amato…
Un metro mi è estraneo per misurare l’insorgere delle immagini di te.
Sacrosanta luce, cògli la mia pazienza in fallo, suturala, opta per la breccia, suturale.
E’ lo stare male, improvviso, privo di controllo e voce. Onirico.
Mi sottraggo al bacio in sogno ma è centrale l’attenzione sul labbro superiore roseo un poco sporgente e la pelle bianca. La leggera presenza mi preme lo sterno. Non riesco ad arrestare il processo.
Discriminazione violata, smangiata, erosa, rugginosa.
Sacrosanta luce, copri la luce falsa, che emerge in immagini prive di ricordo.
Metro che mi è estraneo. Misura impossibilitata.
Sul treno, nel vagone vuoto, al freddo, le due ore pesanti di noia e pensieri e di attesa, affiché giungessi allo scorcio dell’hotel dirimpetto alla stazione, alle curve che stavano divenendo familiari, io dò tutto.
Il parcheggio sotterraneo a fianco della mia casa, quante volte stato lì accompagnandoti nell’umido sorridendo?
Questa trasfigurazione non è sacra, non è santa.
Non giunge aiuto.
Intesa inesistente. Agnello col cartiglio. Gommalacca su piombo specchiato. Piccolo cerchio nero su fredda superficie bianca, la piastra del pavimento bianco ghiaccio, l’elastico dei tuoi capelli, più volte dimenticato, raccolto, reliquia, scordato, riemerso. Oh…
Noi con cenni e con parole a poco a poco
avremmo potuto… avremmo potuto…
Volto del sensitivo luminoso, dice: “No! Non poteva essere Lei stesso, a pena di perderla!”, dice: “Inadatta”, dice che tenere insieme parti e frammenti è il compito dell’abitudine ai corpi che si sottraggono, da grossi si fanno essi stessi sottili.
La lieve condensa sul vetro.
Memoria: odio.
Immagine: odio.
Rabbia: odio.
Abbandono: odio.
Odio: odio.
Al manifestarsi del sortilegio tu ti spaventi.
Troppo in fretta crescerei?, alla penombra che annuncia cremisi lo squarcio, la breccia cilestrina.
Tu, solitario, perché…
Il nostro è in verità un vivere in figure.
Amore perduto agisce per reale relazione.
Dalla vuota lontananza, eco assente all’urto di amore dato, così profondo e tenero, così bambino e nuovo, tanto pianto trattenuto è perdita di amore?, di lealtà? di se stessa, l’amorosa mancanza?, ama?, e tanta la finzione si è scavata.
Per arrivare al cuore: ed era “No”.
Pura tensione. Musica di potenze, forze in libero scatenamento: nel mio cuore!
Sapresti immaginare?
L’amore nasce invece quando, a partire da una forma sensibile, egli genera autonomamente al proprio interno una forma non sensibile, nella parte indivisibile dell’anima sua.
Al termine dell’amore dove si posa la forma non sensibile?, da dove fuoriesce?, come chi in quale modo spezza io il di lei calco? – Svuotato, reso abitato dal residuo , il suo nome è “No”.
Il bello suscita terrore e smarrimento. E dopo che esso stesso è sfuggito?
Terrore e smarrimento. Opera bronzea che sul mio corpo la notte riposa, come un corpo estraneo di chi è morto, di chi vivente pesantemente preme. Preme me.
Esorcismo.
Gesto apotropaico.
Blocco del Flusso sottile.
Pulizia del Cuore.
Esorcismo: “Tutte le persone di sogno del tempo passato stanno dicendo addio per sempre, Signore. Accanto a una finestra dell’Antico, in una perduta strada di camini di mattoni, fa’ che esploda una stella in mezzo a noi, che siamo il di me interno”.
Praticato, ripetuto, donato sotto l’ombra del cipresso maschio.