“Pietra abbondante”: una poesia

PIETRA ABBONDANTE

per A.

Dove la fronte carica di sdegno scivola la notte solitario il corpo dell’amico trono scivola
e il volto e gli atti suoi compone e finge
fa dritte le parole e di gioia la fronte adorna e veste
di fraseologia la vita sporca di vesti e di metalli e allatta
un mondo che era bambino di era in era e di ora in ora sole e luna
fanno lattea la luce e metallica la prole
del secolo umano.
Qui sono io. Sono io forma e ventura
è l’ora che segue l’andare da me a te radiosamente a l’altro
dì di giudizio, dio o nomade o contrariamente
tempre e rudità antiche, amico: teatro sannitico del quinto secolo
appare tra, fumi, meraviglia, una nebula umida piovendo
gocce e, diaccio, un uomo nero osserva i nostri corpi
verticali e fraterni, verticali o fraterni
a distanza di metri roteando a caso spinti da meraviglia fino ai sedili antichi
e ai bronzi di un’età anteriore e non amata
dove tu stavi a leggere e crescere solitamente in a solo
un uomo oscuro empio i suoi lacci stringe e coopera
all’odio dell’universo ponto
di universi ovunque è sì in centro questo
empio che mugge e mangia aria e luce e ghiaccia
senza volto, con mani oscure e noi lo abbiamo visto
e continuiamo a amarlo rientrando a te, alla madre dolce.

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