Tommaso Pincio: del Miserabile

di Tommaso Pincio

da minimaetmoralia

[Durante la presentazione di Assalto a un tempo devatato e vile. versione 3.0 a Libri Come, domenica 28 marzo a Roma, Tommaso Pincio è intervenuto all’incontro leggendo questo “Omaggio a Giuseppe Genna”, in cui racconta il suo rapporto con il libro e con l’autore. Trattasi di un futuro autore minimum fax che parla di un autore minimum fax; pubblicarlo in questa sede potrebbe apparire una scelta alquanto egocentrica, ma il testo è bello a prescindere, e forse queste parole Pincio le ha scritte soprattutto per chi Giuseppe Genna non lo conosce e non l’ha mai letto, e dunque concentriamoci sugli scrittori. Buona lettura e buon inizio di settimana.]

È da diverso tempo ormai che Giuseppe Genna perturba le nostre lettere. In rete e sulla carta stampata. E dico perturba non perché sia per vocazione un agitatore. È il suo semplice esistere che scuote.
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La presentazione romana di ‘Assalto’: come è andata

di CARMINE ACETO
[da Altrimedia]

Christian Raimo, domenica 28 marzo all’interno della manifestazione di Roma Libri Come, ha parlato della terza edizione riveduta e aggiornata di “Assalto a un tempo devastato e vile” di Giuseppe Genna, pubblicata in questi giorni da minimum fax, come dell’opera capace di raccogliere le macerie della fine degli ideali dell’umanesimo rendendo evidente che tale involuzione sociale e culturale non ha prodotto nessuna auspicabile catarsi rigenerativa.
Dalla sua prima uscita nel 1996, questo libro, in cui Genna continua a mettere le mani promettendo anzi di non smettere di farlo neanche per il futuro, ha condensato in forme stratificate il declino del contemporaneo, introducendo inusuali interpretazioni della società e dei suoi stilemi antropologici grazie anche alla capacità di Genna di presentarsi ai lettori, e questo da sempre a prescindere dall’opera, come un qualcosa diverso e distante da se stesso. Il Miserabile, come Genna ha voluto ribattezzarsi per il popolo della rete, ha ricercato anche in modo estremo di espellersi, di guardarsi da fuori e questo concetto lo ha ribadito in modo sentito e attraverso un esame di pura cirtica affettiva, come lui stesso l’ha voluta definire, lo scrittore Tommaso Pincio, anch’egli presente alla serata. Le parole di Pincio in special modo hanno profondamente toccato Genna che ha ammesso di non aver ascoltato nel passato parole emotivamenti più coinvolgenti di quelle usate per lui e la sua opera da Tommaso Pincio.
“Perplessità fondate nel rimettere le mani su un libro del genere ce ne erano molte sia da parte mia che da parte degli editori. Era un rischio per entrambi, ma era un rischio necessario da affrontare”. Anche quest’edizione aggiornata vive tutta addosso al suo autore che se ne fa carico in modo doloroso e partecipe, ritmando con il suo linguaggio la stagnazione magmatica della vita quotidiana per come siamo risuciti a renderla oggi.
L’incontro si conclude con Genna che legge alcuni brani tratti da Don DeLillo che iniziano con la frase “Ho fede in forme statiche di bellezza” e terminano con un’invocazione/evocazione del silenzio. “Ecco –ammette Genna– mi piacerebbe dire proprio questo!”